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Due chiacchiere con... Giacomo Dall'Ava, HR Manager

Chi è Giacomo Dall'Ava? Cosa vuol dire essere HR Manager oggi?

Sono un giovanissimo HR Manager che ha iniziato a lavorare nel mondo della formazione e poi si è appassionato alle risorse umane proprio partendo da quell'esperienza.

Mi sono formato studiando filosofia e neuroscienze e quindi vengo dal mondo umanistico; dopo di che ho iniziato a studiare tutto ciò che ruota attorno al mondo della psiche e delle mente e ho un diploma di counseling, un diploma di coaching, un diploma di mediazione ed un master in risorse umane.

Oltre a questo, sono molto interessato mondo del marketing, della poesia, della comunicazione e della scrittura. Ho sempre intrecciato queste passioni eterogenee sia con il mondo della formazione che con quello HR.

Essere HR manager oggi significa proprio utilizzare sul campo queste attività e quindi non calarle, come nella formazione e nella consulenza, di volta in volta in contesti diversi, ma potersi dedicare ad un gruppo sociale ristretto, ad una tribù con cui portare avanti questi progetti per entrare quanto più in profondità ed aiutare le persone in un contesto organizzativo.

Ti definisci un filosofo d’azienda. Come un approccio filosofico può essere applicabile al mondo aziendale odierno così digitalizzato e mutevole?

Nel mondo delle risorse umane solitamente gli approcci sono due: il mondo umanistico oppure quello più tecnico che può essere quello della giurisprudenza o dell’economia. Provenendo da un mondo umanistico, l’aiuto che può dare la filosofia alle organizzazioni e soprattutto alle risorse umane è quello di definire uno scopo

Le persone hanno bisogno di avere uno scopo sia per quanto riguarda il loro ruolo in azienda, sia per quanto riguarda un loro scopo personale; tenere in equilibrio questi due aspetti, del dentro e del fuori, dello scopo interiore e quello esteriore, è molto utile per le persone. 

Chi meglio di un filosofo può indagare sugli scopi e le cause, per aiutare le organizzazioni e le persone ad indagare il “perché”? O meglio il “perché causale”, ciò che ha generato i motivi per cui siamo qui, di un’azione, di un compito, e il “perché finale”, il “perché dello scopo”, cioè a cosa serve l’azione che dobbiamo andare a fare. 

Spesso, andando a capire questi due aspetti, cioè da dove viene un input e verso cosa stiamo andando con il nostro output, aiuta le persone a fare meglio il loro lavoro, a farlo in maniera più felice, più vicina anche allo scopo che si è dato l’azienda.

Come fare ad aiutare la persona a realizzare sé stessa e l’azienda a realizzare sé stessa? Le risorse umane hanno questo compito: capire come questi due aspetti possano essere sovrapposti al fine di avere una direzione unica; spesso capita che una persona remi verso la sua direzione e l’azienda remi verso la sua e non sempre coincidono. Chi ha un approccio umanistico, in questo caso la filosofia, ma anche le neuroscienze, tutto ciò che proviene dal mondo dell’interiorità, della mente, dello spirito umano, può aiutare a rendere le organizzazioni più vicine a questo aspetto sensibile, orientato alla persona, non per puro spirito moralistico, perché le organizzazioni non nascono solo per aiutare le persone, ma per fare business, ma per migliorare il mondo del business per far sì che le persone si sentano realizzate in quello che stanno facendo.

Quali soft skills fanno la differenza per chi lavora nel mondo delle risorse umane? Come si possono sviluppare?

Le soft skills sono le competenze più richieste perché tutto ciò che è tecnico si impara sul campo.

Nel mio caso, tutto il percorso formativo, tranne il master, non aveva nulla a che vedere col mondo delle risorse umane. Eppure ho imparato tutto sul campo e in tre anni di vita di azienda mi è stato affidato un ruolo di responsabile risorse umane. Il mondo tecnico lo si impara. Invece, tutto ciò che riguarda le soft skills è un bagaglio richiesto in partenza perché è difficile da sviluppare quando si è già dentro.

Una delle competenze trasversali più richieste nelle risorse umane è la parte comunicativa: imparare a comunicare con un direttore generale, un amministratore delegato, un manager, un responsabile, un capo reparto, un operaio, un impiegato, un ingegnere significa comunicare con mondi diversi e chi lavora nelle risorse umane ha la necessità di avere la capacità di tradurre le medesime informazioni ai vari ruoli.

Un altro aspetto è quello della capacità di adattamento, delle fluidità. Noi siamo in una società liquida e sono liquide le relazioni e le strutture aziendali, per questo gli schemi troppo rigidi nelle organizzazioni traballano. Serve quindi la capacità di adattarsi a questa liquidità e ad adattarsi di volta in volta al contenitore in cui si è.

Un altro elemento importante è lo spirito di sacrificio, questo non solo per le risorse umane ma per tutti gli ambiti. Far sentire ai colleghi, ai responsabili, all'azienda, al board che hanno un valido alleato a fianco. Le risorse umane sono il braccio destro dell'azienda e dobbiamo far sentire che tutte le volte che c'è bisogno di noi noi siamo pronti.

Un ultimo aspetto è quello di portare equilibrio. Dobbiamo essere delle sostanze che entrano ogni volta in un contesto diverso per riportare equilibrio in una situazione. Questo si può fare comprendendo, facendo capire posizioni differenti dalle loro e ascoltando.

Cosa ti senti di consigliare a chi vuole intraprendere un percorso lavorativo nell'area people?

Scelgo di tralasciare gli aspetti che riguardano strettamente l'area risorse umane perché possono cambiare da contesto a contesto. Il consiglio verte su altri aspetti: saper maneggiare e saper comprendere il linguaggio e l'alfabeto di altre aree aziendali.

Ad esempio, la parte amministrativa e di diritto del lavoro, spesso, nelle risorse umane, è conosciuta da chi si occupa prettamente di quello eppure è il cuore di qualunque questione, perché se non si possiede quella in maniera radicata è difficile occuparsi delle altre funzioni; come la ricerca e selezione, la formazione, l'organizzazione.

Un altro aspetto è quello di approfondire il tema del controllo di gestione; imparare a raccogliere dati, saperli leggere e interpretare e modificare in base alla necessità dell'azienda.

Altro elemento è quello dell'IT che sarà un validissimo supporto al mondo delle risorse umane nella fase di digitalizzazione in cui siamo immersi da anni e che ha avuto una ulteriore accelerazione nell'ultimo anno.

L'ultimo, che è anche quello più vicino alle risorse umane, è quello del marketing. Perchè le risorse umane sono anche comunicazione interna, aspetto del quale si occupa il marketing.

Queste le quattro aree che aiutano a fare meglio il lavoro di HR.